Nella canzone italiana Lucio Battisti
riveste un ruolo di primissimo piano, lo sanno anche i muri. La
capacità di creare quelle melodie indimenticabili, che più di una
generazione conosce a memoria, ha dato a quest'artista una fama che,
unita alla sua personalità schiva che lo ha portato spesso lontano dai
riflettori, ha anche il sapore di leggenda. Facile identificare Battisti
nei grandi successi ottenuti da brani come Emozioni, Acqua azzurra acqua chiara, Mi ritorni in mente, Pensieri e parole, Non è Francesca, I giardini di marzo e chi più ne ha più ne metta.
Ma
c'è anche un Battisti diverso, non così conosciuto dal grande pubblico.
Un Battisti sperimentatore, un Battisti voglioso di guardare avanti, di
rischiare, di non adagiarsi sugli allori, un Battisti
musicista-compositore, un Battisti desideroso di fare il direttore
d'orchestra. In quel vivacissimo momento di creatività vissuto dalla
musica rock tra la fine degli anni '60 e il decennio successivo questo
Battisti "innovatore" ha cercato di portare avanti un discorso musicale
ben lontano dalla canzone di immediato impatto e dalla facile
orecchiabilità. Questa attitudine, non dissimile a quella che
caratterizzava i gruppi rock d'oltremanica, gettava quello che potremmo
vedere come un ponte tra la musica leggera italiana e quello che oggi
chiamiamo progressive. E c'è un episodio specifico che ci fa individuare
questa figura "diversa" di Battisti ed è il suo album intitolato Amore non amore.
Ampio spazio è dedicato anche alla censura che colpì il brano Dio mio no, presente sul disco, cercando di capire le motivazioni che spinsero a tale scelta il Comitato d'Ascolto della RAI, spiegando il funzionamento di quest'ultimo e facendo anche una carrellata di artisti e canzoni già colpiti all'epoca da questo tipo di provvedimenti.
Zoppo parla anche delle esperienze di Battisti immediatamente dopo Amore e non amore, soffermandosi in particolare sull'interessantissimo singolo Le tre verità, altro pezzo da novanta, anche se non così noto. Nel finale, inoltre, c'è anche un capitolo dedicato alle cover con le quali altri artisti hanno omaggiato i brani dell'album, nonchè alle tribute band che nel loro repertorio danno spazio anche a questo Battisti più sperimentale.
L'album viene così sviscerato in tutto e per tutto e la lettura fa ulteriormente capire come tra la fine degli anni '60 e l'inizio del decennio successivo, quella voglia di sperimentare era presente un po' ovunque e Battisti, con il suo "guardare avanti" riuscì a dire la sua, a modo suo.
Tra l'altro, leggere un libro di Zoppo significa anche ripercorrere alcuni momenti della storia del rock, visto che grazie alla sua cultura non manca mai di far capire il contesto in cui accadevano gli avvenimenti che narra e fioccano in continuazione i rimandi, i ricordi di momenti epocali per l'evoluzione del rock e i parallelismi con artisti leggendari, cosa che rende ulteriormente interessante e godibile la lettura.
Peppe
novembre 2011
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