Brani:
1-Cala Levante; 2-Baia dei turchi; 3-Yellow; 4-Lu scazzmurieddu gentile; 5-Amazzonia; 6-Clown; 7-Sole dell'Est.
Formazione:
Gianluca Milanese: flauto; Nicola Andrioli: piano.
2011, Lizard Records - durata totale: 43:06

Il flauto ed il pianoforte... Due strumenti che essenzialmente rimandano al mondo della musica classica. Eppure quando il rock cominciò a diventare "adulto", verso la fine degli anni '60, un numero crescente di band ne ha fatto largo uso, spesso proprio per creare un ponte tra lo spirito rivoluzionario del periodo e la musica sinfonica.

Oggi la Lizard Records, fin dall'inizio dei nineties attivissima in ambito prog, ci propone questo disco, Tessere, incentrato esclusivamente su flauto e pianoforte. Il curriculum dei musicisti protagonisti è impressionante, ma qui ci limitiamo a ricordare che il nome del flautista, Ginaluca Milanese, dovrebbe dire qualcosina ai più attenti appassionati prog, visto che vanta nel suo curriculum la presenza in gruppi molto apprezzati come Aria Palea e Zaq. Ai tasti d'avorio, invece, c'è Nicola Andrioli, studi classici alle spalle e tanta esperienza nel jazz. Per questo lavoro i due uniscono al meglio le forze e, partendo dal loro background, creano un universo sonoro difficile da definire, visto che lega bene la musica classica e il jazz, in un processo di contaminazione sonora, di cura dei timbri, di attenzione ad ogni minimo particolare, che fa avvertire non poche similitudini verso certe attitudini tipiche del progressive. Le fughe pianistiche e la dolcezza del flauto sono caratteristiche che insieme, proposte con gusto, possono regalare meraviglie. D'altronde, quale "progster" non ha i brividi all'ascolto di quei passaggi della celebre genesisiana Firth of Fifth, che, dopo la prima parte cantata presenta quel duetto memorabile tra i due strumenti?
I sette brani di Tessere mostrano proprio quello spirito di ricerca che oggi, con la maggior parte degli artisti sempre più propensi all'imitazione (se non proprio alla copia), sembra un po' perso. La musica scorre via liscia, il flauto e il piano dialogano in maniera raffinata, si alternano alla guida, si incrociano negli assoli, alternano fraseggi classicheggianti e jazzistici, sfiorano, a tratti, la new-age di classe. In Yellow improvvisano, creano scenari sonori bizzarri, con timbriche particolarissime, ma pronti a trasformarsi in morbide e affascinanti melodie. Toccano persino la world music in Amazzonia. E possono far pensare a Gershwin, a Bill Evans e ai Genesis nel giro di pochissimo tempo.
A livello compositivo gli sforzi sono suddivisi in maniera eguale: tre brani a nome Milanese, tre a nome Andrioli ed uno a firma congiunta.
"Tessere ha in realtà un doppio significato: tessere come tasselli di un mosaico variopinto e tessere come ordire una trama musicale basata sull’interplay e sulla ricerca timbrica." E' quanto recita il comunicato pubblicitario della Lizard. E come non essere d'accordo in questo caso?
Si tratta di un album ispirato, sentito, che si mantiene lontano dalle etichette, professionalissimo, dal quale trasudano sia gli studi che la passione dei musicisti. Davvero non importano lo stile, il genere, i punti di riferimento, la mancanza del rock di chitarre e batteria. Tessere contiene musica suggestiva, elegante, di alta qualità e piacevolissima. E sono convinto che quei progfan con la mentalità più aperta (speriamo non pochi!) se ne accorgeranno!


Peppe
novembre 2011