Quartet Diminished - Deerand

 

Sarei curioso di sapere quanti erano a conoscenza dei Quartet Diminished prima della pubblicazione di questo album da parte della benemerita Moonjune Records, che per l'ennesima volta scova una perla che ci apre un mondo nuovo. Si tratta di un interessantissimo gruppo iraniano attivo dal 2013 e che prima di questo aveva al suo attivo già tre dischi. 
 
So che in molti storcono il naso quando si trovano a che fare con musicisti dalla provenienza esotica, ma ovviamente si tratta di pregiudizi sterili e basta un minimo di apertura mentale per non perdersi opere di grande qualità come quella che stiamo analizzando. Già la strumentazione è particolare, perchè questo quartetto è formato da un chitarrista, un pianista, un fiatista e un batterista. A dar manforte su "Deerand" ci sono poi due ospiti importanti che rispondono ai nomi di Tony Levin e Markus Reuter.
 
Il disco è incentrato sulla suite eponima suddivisa in quattro parti che va ben oltre i venticinque minuti. Si apre con un'atmosfera misteriosa, scandita da leggeri tocchi di pianoforte e basso, con soundscapes ad accompagnare. Il suono delle note prolungate della chitarra elettrica contribuisce poi a rendere il tutto ancora più conturbante. E pian piano l'intensità cresce. L'entrata dei fiati dà ancora più colore, poi dopo i sei minuti comincia a farsi sentire anche la batteria e ci ritroviamo nel pieno di un sound sui generis, che si abbevera di jazz, così come di chamber rock / R.I.O. (chissà se questi musicisti iraniani hanno mai ascoltato i Present), senza disdegnare orientamenti derivanti dai King Crimson periodo "Lizard" / "Islands", o anche fusion nei passaggi più intensi. Si prosegue con un saliscendi emozionante, tra esplosioni e rallentamenti, tra momenti di insieme e spunti solistici di altissima classe, tra variazioni ritmiche che permettono l'alternanza di fraseggi brillanti e passaggi più introspettivi ed ipnotici. Un vero gioiello!
 
"Tehran II" è una composizione molto libera, sperimentale e destrutturata ed offre sensazioni stranianti tra dissonanze e schegge di follia varie proposte dai vari strumenti. Riesce a trasmettere una notevole carica di tensione, anche se non ha la stessa intensità della suite. 
 
In "Mirrorside" inizialmente il pianoforte e la chitarra elettrica presentano un tema lento incisivo e ripetuto, ma col passare dei minuti si avvertono piccole variazioni e varie sfumature legate anche all'inserimento degli altri strumenti, compreso il basso dell'ospite speciale Tony Levin. 
 
In "Allegro per il re" la caratteristiche della reiterazione si fa più marcata. Col tema inizale del piano, con certe soluzioni minimaliste, con certi riff di chitarra. Poi il brano si sviluppa verso un R.I.O. prorompente, con ritmi spediti eppure ipnotici, vibrazioni frippiane, un passaggio classicheggiante vagamente à la After Crying e qualche pulsione legata alla tradizione mediorientale. 
 
Uno dei dischi più personali e originali che abbia ascoltato nel 2024. Ed anche uno dei più belli!

2024, Moonjune Records 
 
1) Deerand (25:41); 2) Tehran II (14:32); 3) Mirror side (6:37); 4) Allegro per il Re (9:32).

Ehsan Sadigh: guitar; Mazyar Younesi: acoustic piano, chants; Soheil Peghambari: bass clarinet, soprano sax; Rouzbeh Fadavi: drums.
Special guests:
Tony Levin: NS electric upright bass (track 3), Chapman stick (track 4)
Markus Reuter: Touch guitar U8, bass, soundscapes

Produced by Markus Reuter and Quartet Diminished.

durata totale: 56:22

Peppe
gennaio 2025

Nessun commento:

Posta un commento