| Brani: | |
| 1-A night ride; 2-Eternal; 3-At the death of Winter; 4-Around the fire; 5-Lemnos (Lover's dance). The finest of miracles: 6-Birth of the lights, 7-Wandering, 8-Siren's call; 9-As fall the leaves; 10-Song for an island. |
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| Formazione: | |
| Evangelia Kozoni: vocals; Nicolas
Nikolopoulos: flute, tenor sax, recorders, organ, mellotron,
synthesizer, piano, electric piano, glockenspiel; Yorgos Mouhos:
acousti, classical and electric guitars, backing vocals; Yiannis
Iliakis: drums, marimba and assorted percussion. Guests Lydia Boudouni: violin; Omiros Komninos: bass; Savvas Paraskevas; piano, electric piano; Jargon: vocals; Yorgos Lambadis: bass; Marianna Vassou: cello; Panayiotis Sioras: clarinet, bass clarinet. Suono Brass Quintet Yannis Moraitis: trumpets; Panayotis Zafiropoulos: trombone; Dionysis Agalianos: trumpet; Spyros Kakos: french horn; Sakis Myronis: tuba. Special guest Johan Brand: bass |
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| 2015, Fading Records - durata totale: 46:50 |
Dopo l'apprezzato A child in the mirror, pubblicato nel 2010, i Ciccada sfornano un nuovo album, sempre grazie alla Fading Records, che sembra destinato a seguire e migliorare le già buonissime impressioni lasciate con il debutto.
Anche in questa occasione siamo di
fronte ad un prog di estrazione sinfonico-romantica, ma nel quale fanno
capolino anche folk raffinato, morbidezze canterburiane ed elementi di
musica da camera diretti e lontanissimi dall'avanguardia. Durante
l'ascolto dei circa tre quarti d'ora di The finest of miracles
capita spesso di ascoltare passaggi che portano alla mente opere e
artisti che provengono da un po' tutte le epoche e latitudini del prog.
Citando Camel, Renaissance, Anthony Phillips, Caravan, Flairck, Finisterre, Hostsonaten, White Willow, Groovector, Quidam
probabilmente già si può intuire l'indirizzo perseguito da questa band.
E sia ben chiaro, nonostante i molteplici punti di riferimento che si
possono intravedere non si avverte mai l'impressione di qualcosa di
prevedibile, di scontato, di banale. Le influenze sembrano davvero
tante, ma sono indirizzate verso un prog romantico convincente e pieno
di fascino che davvero può coinvolgere fortemente gli amanti del genere.
Merito dell'amalgama di suoni caldi, dei timbri variegati che ad una
strumentazione tipica affiancano archi e fiati in abbondanza e di una
soave voce femminile che incanta immediatamente. La suite finale, che dà
il titolo all'album e che è composta dalle ultime cinque tracce,
chiarisce al meglio il percorso dei Ciccada, facendo intrecciare
strumenti acustici ed elettrici con un eleganza rara, spingendo su
melodie sognanti, calibrando con estrema precisione i più classici cambi
di tempo e di atmosfera e dando anche quel tocco un po' esotico
derivante dal cantato in greco, lingua madre della band.
Peppe
dicembre 2015
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