| Brani: | |
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1-Chant of the sea-horse; 2-No time for fears; 3-Quanah Parker; 4-Sailor song; 5-Flight; 6-The garden awakes; 7-After the rain; 8-Asleep; 9-Silly fairy tales; 10-People in sorrow; 11-The limits of the sky; 12- Shenn menn. |
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| Formazione: | |
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Riccardo Scivales: keyboards; Elisabetta "Betty" Montino: voice; Giovanni Pirrotta: guitars; Giuseppe Di Stefano: bass; Paolo "Ongars" Ongaro: drums. |
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| 2012, Diplodisc - durata totale: 59:11 |
Come si sa, gli anni '80 sono stati un periodo difficile per il prog. Non è bastato il discreto successo dei Marillion per trainare un movimento che è rimasto oscuro ai più e molti dei temerari gruppi che provavano a cimentarsi, in un periodo dominato da un pop semplice semplice, a costruzioni più complesse non riuscirono a raggiungere l'ambito traguardo del disco in studio. Così, capita che oggi, a trenta e passa annni di distanza, alcune formazioni rimaste praticamente sconosciute, grazie alla tecnologia odierna e ad una ritrovata passione, ripropongano del materiale risalente agli eightes, ma mai uscito ufficialmente.
Una delle recenti riscoperte in tal senso risponde al nome di Quanah Parker, guidata dal talentuoso Riccardo Scivales, abile tastierista e compositore, nonché grande ammiratore di Rick Wakeman. Questa band veneziana si mosse proprio nei primissimi anni di quella decade (risale al 1981 la sua nascita) e riuscì ad ottenere un piccolo seguito che non ha dimenticato la loro musica, al punto che nel 2005 Scivales ha deciso di rimettere in moto la macchina. Dopo un Demovideo DVD pubblicato nel 2007 esce, cinque anni dopo, Quanah, una sorta di cd antologico, in cui vengono proposti una serie di brani che hanno radici antiche, ma che sono stati rielaborati e riregistrati. In questa ora di musica troviamo un gruppo affiatato, capace di finezze strumentali incantevoli: Scivales regala prelibatezze con il suo parco tastiere e trova un perfetto compagno d'avventura in Giovanni Pirrotta alle chitarre, che nei duetti e nei solos fa sempre bella figura. Molto positiva, poi, la prestazione vocale di Betty Montino, il cui canto sa essere allo stesso tempo espressivo ed acuto. A voler essere pignoli, non sempre convince il suono di batteria, che sembra un po' troppo "asciutto", al punto da sembrare freddo in alcuni momenti.Il disco si apre con una bellissima introduzione pianistica, di stampo classicheggiante, a cui si aggiungono eterei vocalizzi femminili e possiamo ascoltare circa due minuti di magiche delizie. La seconda traccia No time for fears, invece, ci fa entrare nel pieno del lavoro, che risulta molto omogeneo, grazie ad una serie di composizioni in cui Scivales e compagni cercano di mantenere forme non esageratamente complesse, unendo il new-prog delle origini con un rock sinfonico che rimanda a Yes e Genesis e con tanta attenzione alla melodia. E' proprio questa la forza dei Quanah Parker: la capacità di creare costruzioni sufficientemente elaborate, senza mai perdere in immediatezza ed orecchiabilità. Certo, chi ama proprio gli estremismi di cui sono capaci spesso i musicisti dediti al prog può rimanere un po' indifferente ad una simile proposta. Ma chi, al contrario, ha sempre apprezzato le band in grado di mostrare belle idee strumentali, partendo dalle tastiere e abbinandole a tanto buon gusto e a soavi melodie, può avere bellissime sorprese grazie a questo cd. Da segnalare, infine, che l'ultimo brano della scaletta, Shenn menn risale al 1984, fu inciso dalla line-up storica, completamente diversa da quella che ha registrato Quanah ben ventisette anni dopo.
Peppe
ottobre 2013
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