| | Brani: |
| 1-Lake
of fire; 2-Money speaks; 3-You'll just have to see it to believe;
4-Stars of Sayulita; 5-Warning; 6-What have they done to the rain;
7-Abandoned mines; 8-Suicide train; 9-Telstar; 10-Dateless oblivion
& divine repose. Bonus tracks: 11-Abandoned mines forrest fang
remix; 12-You'll just have to see it to believe alternate mix; 13-Lake
of fire Evan Schille remix. | |
| Formazione: | |
| Barry
Cleveland: electric and acoustic guitars, Moog guitar, guitarviol,
sampled instruments, vocals; Robert Powell: pedal-steel and lap-steel
guitars; Michael Manring: bass; Celso Alberti: drums, percussion; Amy X
Neuburg: vocals. With Harry Manx: vocals; Deborah Holland: vocals; Artist General: vocals; Erdem Helvacioglu: guitar, electronics; Rick Walker: drums, percussion; Gino Robair: percussion. | |
| Prodotto da Barry Cleveland 2010 Moonjune Records - durata totale: 64:48 |
Almeno in Italia, le cronache progressive sono state piuttosto avare nei confronti dello statunitense Barry Cleveland, la cui carriera va avanti già da parecchi anni e che giunge ora alla realizzazione del suo quinto album. Hologramatron viene
presentato come un disco di protesta del ventunesimo secolo, tenendo
conto dei testi che lo contraddistinguono, molto critici riguardo
l'attuale stato del mondo Occidentale. Cleveland è un apprezzato
chitarrista, nonchè studioso e sperimentatore dello strumento e in
questo lavoro la sua opera di ricerca è attuata anche attraverso una
innovativa "chitarra Moog" e la GuitarViol, che unisce
caratteristiche della chitarra e del violoncello. Per l'occasione è
accompagnato da una nutrita schiera di musicisti e cantanti, tutti molto
apprezzati nell'ambiente e che possono vantare nel loro curriculum
collaborazioni con artisti di spicco. Da un punto di vista musicale,
anche questo lavoro, come i precedenti del musicista, spazia in più
stili musicali, spesso miscelati insieme in un processo di
contaminazione costante e molto particolare. Se il brano di apertura Lake of fire può far emergere vaghe somiglianze con i King Crimson
più recenti, attraverso un sound futurista, violento e atmosferico allo
stesso tempo, il prosieguo del disco mostra maggiormente quella
contaminazione cui abbiamo fatto cenno: il vivace apparato ritmico
spazia dal rock alla fusion alla world music, le parti vocali non sono
mai banali ed hanno un che di stravagante e poi si viaggia tra
progressive, psichedelia, ambient, elettronica, jazz-rock e tanto altro.
Nonostante questo mix di stili diversi il discorso sonoro non perde mai
linearità e scorre fondamentalmente senza intoppi. Si potrebbero citare
altri artisti per avere altri termini di paragone (e Fripp, magari con i ProjeKcts
crimsoniani rimerge spesso), ma Cleveland sa anche andare oltre le
influenze, rielaborate in maniera tale da giungere alla fine ad una
proposta molto personale e ricca di inventiva. Certo, si tratta di un
disco "diverso" rispetto ai vari "prototipi" di progressive che
conosciamo e, nonostante sia presente un certo feeling, bisogna comunque
avere una certa predisposizione per apprezzarlo in pieno, per questo
direi che è destinato soprattutto alle menti aperte e a chi ama la
sperimentazione.
Peppe
gennaio 2011
gennaio 2011
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