Brani:

1-Save the yuppie breeding grounds; 2- Ephebus Amoebus; 3-Nacho sunset; 4-$9 pay-per-view lifetime TV movie; 5-Manifest density; 6-Uncle tang’s cabinet of Dr. Caligari; 7-Disillusioned avatar; 8-Kuru; 9-Revenge grandmother; 10-Staggerin’; 11-Middlebräu.

Formazione:

Dennis Rea: electric guitar; Ruth Davidson: cello; Alicia Allen: violin; Kevin Millard: bass guitar, baliset; Jay Jaskot: drums.

Prodotto da Dennis Rea

2009, Moonjune Records - Durata totale: 54:19

 
Per presentare i Moraine bisogna innanzitutto spendere qualche parola riguardante il leader di questa band. Ma il rischio di dilungarsi c’è, visto che stiamo parlando di Dennis Rea, un chitarrista attivo sulle scene già dagli anni ’70, anche se fino ad ora non si era mai parlato molto di lui nelle cronache del mondo del progressive. Eppure vanta esperienze a tutto spiano dagli esordi prog degli Zuir, alla collaborazione con gli Earthstar sulla via dell’elettronica, dagli sperimentali Savant fino alle esibizioni e all’attività di session-men insieme a un numero di musicisti talmente elevato che citarli tutti richiederebbe troppo spazio… Ha vissuto in Cina e Taiwan, dove è entrato in contatto con esponenti della cultura locale che lo hanno spinto a portare anche elementi di musica tradizionale orientale nei propri progetti. Ed arriviamo ai giorni nostri, con la nascita dei Moraine, brillante quintetto che esordisce con questo interessantissimo lavoro interamente strumentale. Le prime due tracce del cd, Save the yuppie breeding grounds e Ephebus Amoebus, sembrano andare verso una direzione crimsoniana (periodo ’73-’74), ben guidati dalla chitarra di Rea, anche se con un sound un po’ più misterioso, scandito da tempi più lenti rispetto a Fripp & co. e con ottimi inserimenti di violino. Nei brani successivi, invece, si vira maggiormente su coordinate di frizzante jazz-rock, in parte debitrici delle esperienze della Mahavishnu Orchestra, in parte influenzate da nomi di spicco della scena di Canterbury, come National Health e Allan Holdsworth. La particolare strumentazione dei Moraine permetterebbe anche altri accostamenti celebri e, viste le sonorità cameristiche che vengono spesso fuori, potremmo fare nomi importanti del R.I.O. o della scuderia ECM (e non dimentichiamo anche la componente orientale cui abbiamo fatto cenno in precedenza), ma rischieremmo di confondere, di far pensare che siamo di fronte ad un buon gruppo che prende spunti in molteplici direzioni con poca personalità. Qui invece di personalità ce n’è proprio tanta, a dispetto dei vari punti di riferimento citati. Rea ha creato un’entità strumentale di tutto rispetto, che ci propone in Manifest density una serie di brani avvincenti, che non volano mai verso minutaggi particolarmente elevati, ma che sono strutturati in maniera magistrale, pubblicizzati come “heavy chamber music”, ma che in realtà vanno ben oltre qualsiasi etichetta.

 Peppe

Aprile 2010