Brani:

1-Preludio; 2-Nella brina; 3-L’incanto; 4-Cielo d’estate; 5-La polvere e l’aria; 6-Luce in fuga; 7-Giorni di festa; 8-Senza fretta; 9-La vita nuova; 10-Conversando; 11-Il giorno che va; 12-Due piedi nudi; 13-Benvenuta, donna mia; 14-Aspettiamo domani; 15-Tempi migliori; 16-Un altro giorno.

Formazione:

Salvo Lazzara: chitarre, bassi, programmazione.

Alessandro Toniolo: flauto su 3-13-14; Davide Guidoni: batteria su 4-5-13.

2009, AMS - Durata totale: 64:03

I Germinale sono stati un punto di riferimento molto importante del progressive italiano a partire più o meno dalla metà degli anni ’90 e ci hanno lasciato un testamento composto da quattro album pregevoli e contenenti pagine musicali davvero belle e degne di nota. Di quel gruppo Salvatore Lazzara era il chitarrista ed il suo tocco contribuiva in maniera non indifferente a dare una certa impronta alla proposta che veniva portata avanti con personalità e intelligenza. Oggi Lazzara si sta mettendo in luce con un altro progetto, denominato Pensiero Nomade, di cui è assoluto protagonista. Dopo un esordio di valore come Per questi e altri naufragi arriva adesso il secondo appuntamento discografico con Tempi migliori, anche questo, come il debutto, interamente strumentale.

Dal delicato Preludio partono una serie di brani suggestivi, in cui al centro del proscenio troviamo le chitarre suonate da Lazzara, acustiche ed elettriche, sempre con un’eleganza magistrale. Le tracce presenti nel cd possono essere considerate delle piccole miniature, delle perle che risplendono senza accecare, con un che di ipnotico e che trasmettono grazia e serenità, evidenziando, al contempo, le capacità compositive del musicista. Spesso e volentieri ascoltando la delicatezza del suono di quelle corde acustiche il pensiero è indirizzato inevitabilmente a certi episodi solistici di Steve Hackett e Anthony Phillips, verso cui Lazzara sembra mostrare una certa devozione e trarre non poca ispirazione. Ma l’intento del chitarrista è ben lontano da quello di voler “imitare” dei mostri sacri e lo fa ben capire in ogni sua composizione: sfrutta al meglio la tecnologia moderna, con un attento lavoro di programmazione non troppo invadente e pone una certa attenzione anche allo sviluppo ritmico con giochi percussivi tutt’altro che scontati, da cui emergono connotati di musica etnica e world che si abbinano alla perfezione al raffinato guitar-playing.

E’ lo stesso Lazzara nelle note del libretto che accompagna il cd a spiegare bene i suoi obiettivi: “Questo lavoro è il tentativo di mettere in chiaro la mia idea di musica nomade: un richiamo forte alle radici, al passato, contaminato e forse tradito, per inseguire le influenze che arrivano da ogni “Sud del mondo”. Il desiderio di allontanarsi, come da bambino, quanto più possibile, prima di tornare a casa…”.

In poche parole si vuole unire la tradizione, chiamiamola prog, folk, etnica, new-age o come preferite, con un songwriting moderno, infondendo positività e spirito di avventura. E con forza viene a galla questa voglia di scoprire, di esplorare, di rischiare, di “andare oltre” in qualche modo, di mettere a frutto le proprie conoscenze spingendole lì dove c’è qualcosa di nuovo per l’autore. E’ un viaggio sonoro che porta a esperienze inedite, arricchendo il bagaglio di Lazzara, ma anche il nostro di ascoltatori, facendo arrivare ottima musica alla nostre orecchie e al nostro animo. 

Peppe

Marzo 2010