In ricordo di Vesa Lattunen

Alla morte di Vesa Lattunen, Marco Bernard della Colossus mi ha chiesto di scrivere un elogio funebre in suo onore, che è stato poi pubblicato all'interno del booklet dell'edizione definitiva rimasterizzata del Kalevala (di cui parliamo qui: https://rottersclubprog.blogspot.com/2008/06/miscellanea-kalevala-definitive-edition.html ), nel quale riassumere anche la sua carriera. Ecco, di seguito, il mio ricordo di questo grande musicista.

Ricordo il dolore e la sorpresa quando Marco Bernard mi comunicò che  Vesa Lattunen ci aveva lasciati. La notizia della sua scomparsa mi scosse molto e mi fece pensare come la musica e il mondo di internet riducano molto certe distanze e riescano a trasmettere valori e emozioni particolarmente forti.

Il nome di Vesa, forse, ai più non dirà molto, ma ai cultori più attenti di rock progressivo deve essere per forza molto caro. Stiamo infatti parlando del leader e della mente principale degli Haikara, gruppo finlandese protagonista negli anni '70, ma tornato negli anni recenti alla ribalta delle cronache prog per l'album Tuhkamaa e per le partecipazioni ai progetti della Colossus Kalevala e The Spaghetti Epic. Ho avuto la fortuna ed il piacere di scambiare una corrispondenza magari non fittissima, ma comunque cordiale e deliziosa con Vesa.

Nell'autunno del 2001 Mauro Moroni, boss della Mellow Records, mi parlava con entusiasmo e fierezza della pubblicazione, tramite la sua etichetta discografica, del nuovo lavoro degli Haikara, band che allora conoscevo solo di nome. Poche settimane dopo, quel cd, dal titolo Tuhkamaa, girava costantemente nel mio lettore e la proposta di questi musicisti finlandesi mi affascinava ad ogni ascolto di più. Mauro mi comunicò, gentilmente, l'indirizzo e-mail di Vesa, di modo che potessi contattarlo e mandare direttamente a lui i miei complimenti per lo splendido album. Iniziarono così sia la corrispondenza col musicista che la mia passione per gli Haikara. Ho avuto la possibilità di ascoltare gli altri stupendi dischi del gruppo e la mia collaborazione con le riviste Trespass e Colossus mi spinse a scrivere una lunga retrospettiva, nonché ad organizzare un'intervista via posta elettronica con Vesa. Dalle risposte alle mie domande emergeva una persona un po' schiva, di poche parole, ma anche molto diretta e dalla fortissima personalità. Emergeva, soprattutto, un personaggio che si manteneva ben distante dallo star system, che amava la musica e che non esitava a far trapelare un orgoglio molto forte verso le sue creazioni. Me ne accorgevo facilmente sia per la contentezza che manifestava ogni volta che gli facevo qualche elogio per le sue composizioni, sia per la determinazione con cui, nell'intervista, difendeva strenuamente l'album Iso lintu. Mi sembrava che quelle sue poche e dirette frasi fossero un modo per dire "Non c'è bisogno di molte parole, ascoltiamo la musica, lasciamo che sia lei a comunicare".

Già, la musica… Quella passione straordinaria che ha accompagnato Vesa per tutta la vita, dall’amore giovanile per la musica classica e per i Beatles alle prime esperienze con Roundbeats, Wanderers, Lords e Tinkle, fino alla creazione degli Haikara e all’esperienza con la Lahti Symphony Orchestra della sua città.

Probabilmente le sue maggiori soddisfazioni sono arrivate proprio con gli Haikara all’inizio dei seventies. Quell’incredibile avventura nata con l’omonimo disco d’esordio datato 1972, bissato, un anno dopo, dall’eccellente Geafar. Un’opera di debutto subito folgorante; un capolavoro del prog non solo finlandese; un’opera meravigliosa che affascina per tutta la sua durata con composizioni magistrali e prodigiose, senza difetti e solo in minima parte debitrice del progressive che si andava affermando in Gran Bretagna in quel periodo. Ma anche col secondo album i livelli sono elevatissimi,: la band si conferma una realtà stupenda, capace di ammaliare con brani intelligenti, raffinati, coinvolgenti, ma, soprattutto, personali e originali. In cosa consisteva la grandezza degli Haikara? E’ presto detto: una personalità che viene fuori con forza, attraverso quell’amalgama tutta particolare e tutta loro di rock, musica classica e folklore nordico, con, in più, tracce di prog britannico sinfonico e/o canterburiano. Il tutto guidato da trame elettroacustiche affascinanti, tra chitarre, sax, violoncelli, ritmi agilissimi e tanto altro… E riuscivano a raggiungere una dimensione sonora fatta di sottili equilibri, di dinamiche strumentali imprevedibili e indecifrabili, con crescendo impetuosi e travolgenti, ma anche con soluzioni delicatissime, pastorali, docili… I primi due album restano delle pietre miliari imprescindibili per capire il progressive finlandese, contenenti perle di mirabile bellezza (citiamo Luoja Kutsuu, Yksi-maa yksi-kansa, Manata, Kun menet tarpeeksi kauas tulevaisuuteen, huomaat olevasi menneisyydessä, Laulu surullisesta pilvestä, Geafar) e, come già accennato, soprattutto il debutto ha ben poco da invidiare ai vari capolavori universalmente conosciuti e riconosciuti. Lo stesso Iso Lintu (uscito nel 1975), il punto più debole della loro discografia, pur non all’altezza dei predecessori, racchiude alcune piccole gemme, come Romanssi, un estratto della composizione Kuutamo, che Vesa in futuro elaborerà ed eseguirà con l’orchestra sinfonica di Lahti, ma che a tutt’oggi non ha mai visto un’incisione. Dopo Iso Lintu, dissapori all’interno della band porteranno dapprima ad un paio di singoli di scarso interesse, poi allo scioglimento del gruppo e ad un lunghissimo periodo di silenzio.

L’irrefrenabile Vesa non può stare lontano dalla musica: continua la sua collaborazione con l’orchestra, che lo porta a contatto con tante persone con cui condividere la sua passione, e realizza anche un EP omaggio a Bob Dylan.

Ma bisogna aspettare il 1995 (venti anni esatti sono passati da Iso Lintu) per sentir nuovamente parlare di Haikara. In quell’anno, infatti, con formazione rivoluzionata, ma sempre guidata da Lattunen, la band si riaffaccia sulle scene con l’ottimo disco IV: Domino, ricco di buone idee, che riportano ai fasti del passato, tra momenti strumentali da brivido, aggraziate melodie e persino la curiosità della presenza di canti gregoriani all’inizio di un brano. Segue, nel 2001, una partecipazione a Tuonen tytar, doppio cd tributo al prog finlandese, in cui la band si autocita rielaborando Yksi maa – yksi kansa, tratta dal loro primo album. Nel 2005, poi, viene realizzato il favoloso Tuhkamaa, un album perfetto, opera della maturità e senza punti deboli, impeccabile sotto ogni punto di vista. Un vero e proprio saggio di bravura che ha pochi eguali. In trentasette minuti e mezzo Lattunen e soci sfoggiano una prova maiuscola. La breve introduzione fa da preambolo ad una serie di brani che indicano un lavoro un po' diverso dal passato, visto che si privilegiano composizioni di breve durata, rispetto a quelle su lunga distanza che maggiormente si ritrovano negli anni addietro. Ma questa forma più concisa non vuol dire affatto una semplificazione della proposta, anzi… Ci sono tutte quelle qualità che rendono gli Haikara una delle meraviglie del prog non solo finnico. Una fortissima personalità di base, intrecci strumentali continui, connubio di diversi stili musicali, miscele semiacustiche bilanciate alla perfezione, alternanza di parti maestose e rilassate, timbriche sempre mutevoli grazie all'apporto di numerosi strumenti (chitarre, tastiere, sax, violoncello, sitar), melodie vocali (cantato in madrelingua) intriganti e mai sopra le righe. Spicca l’incredibile title-track, l'unico episodio di questo disco in cui si va oltre i sei minuti e mezzo (sfiora i nove), con un tema di base affascinante ed un crescendo strumentale in cui i musicisti danno il meglio di sé. Un cd meraviglioso, che non dovrebbe mancare in una discografia prog che si rispetti.

Dopo quest'opera ritroviamo gli Haikara impegnati nei primi due progetti della Colossus: il Kalevala (dedicato al libro che narra la mitologia finlandese) e lo Spaghetti Epic (dedicato al film C'era una volta il West). Ancora una volta mostrano una forma eccezionale. In particolare nel secondo, con la suite The West, composizione favolosa e fortemente epica, che può essere tranquillamente messa alla pari con le migliori pagine musicali che la band ha realizzato nei seventies.

Aveva ancora grandi idee Lattunen. Lo aveva dimostrato con queste ultime magie e, sono certo, lo avrebbe dimostrato con i progetti che stava per affrontare: la nuova partecipazione allo "Spaghetti Epic 2" e un nuovo album degli Haikara che era in programmazione.

Oggi è assolutamente impossibile immaginare una formazione degli Haikara senza il suo leader (è un po’ come immaginare i Van der Graaf Generator senza Peter Hammill, i Jethro Tull senza Ian Anderson, i Magma senza Christian Vander, ecc.) e chissà se prima di abbandonarci sia riuscito a registrare un ultimo "testamento musicale". Di sicuro, Vesa ha scritto pagine artistiche incredibili e indelebili, che resteranno senza dubbio nel cuore e nella mente di chi lo ha seguito e ammirato e di chi, magari, scoprirà le sue  composizioni solo in un prossimo futuro. Ho provato in diverse occasioni a encomiare il nome di Vesa, il suo talento, le sue imprese in ambito prog… È tuttora un piacere farlo e lo sarà sempre in futuro. Per questo ho accettato volentieri l’invito di Marco a scrivere queste parole, per dare un nuovo piccolo e sentito contributo per ricordare un musicista straordinario che ha lasciato a tutti noi una grande eredità: un patrimonio musicale di qualità favolosa.

Ciao Vesa, continuerai a mancarci, ma la tua musica continuerà ad essere una compagnia fedele ed eterna. 

Peppe

ottobre 2007 

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