Brani:

1. Heart Is The Center (7:41) 2. You Are (6:53) 3. The Throne (8:43) 4. Hold On To Your Dream (6:38) 5. Windy City (7:33) 6. Ground Zero (9:39)

Formazione:

Carl Johan Grimmark / electric lead & rhythm guitars - Christian Rivel / vocals - Per Hallman / backing vocals, lead vocals (6) - Kristofer Eng / bass - Mick Nordström / drums - Linus Kase / keyboards
Guest musicians: - Kerry Livgren / guitar solo (6) - Björn Klingvall / violin & viola - Michael Rank Jensen / acoustic guitars - Thomas Vikström / backing vocals

Anno: 2005, CD Metal Heaven 00011 - Durata: 47:18

 

"La Nave Ammiraglia" capitanata dal duo svedese Christian Rivel (voce) e Linus Kase (tastiere), già membri della power-metal band dei Narnia, dà vita ad un album che è un forte tributo al symphonic rock dei bei tempi andati, mescolandolo elementi dei primi Kansas (Leftovertoure), degli Styx (Grand Illusion) e, soprattutto nelle linee vocali, dei Queen: influenze peraltro non pedisseque integrate con copiose parti AOR, rinvigorite dal patrimonio prog nazionale con un uso considerevole di viole e violini.
Il disco apre con Heart in the Centerche ci immerge immediatamente in quella che è la ricetta dei Flagship: struttura alla Kansas, soluzioni armoniche pompose alla Styx, il tutto condito da arrangiamenti molto raffinati. Segue la magniloquente You Are dalle forti sonorità pomp-rock impreziosita da arrangiamenti sinfonici molto solenni. The Throne è forse il top dell'album con quel raffinato accompagnamento del piano, per i cori solenni, per il seducente solo di tastiera e per il finale in crescendo dalle forti ispirazioni classiche. Meno coinvolgente è la più comune Hold On To Your Dream dove le influenze dei Queen nelle linee vocali e nelle parti di chitarra sono evidenti nella sezione iniziale, poi il brano prosegue su linee più classiche su un pomp-rock di marca Styx. Bello il seguente Windy City, molto malinconico e atmosferico dove è molto buona la padronanza del falsetto di Rivel dotato di un bel timbro e di una notevole espressività, che danno il giusto pathos a composizioni come questa. L'album chiude con la cover riarrangiata Ground Zero (brano apparso sul primo album solista Seeds of Change di Kerry Livgren), ottimamente riproposta, valorizzata dalla presenza del "titolare" Kerry Livgren che ci delizia con un solo ben riuscito.
In conclusione quest'album non deluderà gli amanti del genere: semplice, discreto, ma piacevolmente efficace

Progman59
Febbraio 2006