| Brani: | |
The ancient firefly enters in the flow; They sleep around a point; The white wall (with green door); Recercare “del piccolo gnomo nascosto”; Preludio “Del pensiero adornato”; Go fishing in an empty lake; Preludio incantato; The ancient firefly; Sonatina “Luminosità prima”; A momentary magic flow; The art of dreams in a little bottle; Preludio “Del dolce fluire”; Flying fairies; Sonata silente; Momento “Del canto sottile”; A transparent footpath; Another sleep around a point | |
| Formazione: | |
Il gruppo: Micaela Gotelli: voce; Fabio Antonelli: chitarre, voce in “A transparent footpath”; Fabrizio Defacqz: tastiere, voce in “The white wall”; Alberto Callegari: basso; Franco Terzani: batteria; Barbara Ceceri: voce in “A transparent footpath”. Orchestra da camera: Anna Ritorto: violino; Mariagiulia Bertuzzi: violino; Gian Maria Lodigiani: violino; Elena Bensi: violoncello, coro; Benedetto Ritorto: corno. Coro: Mara Silva; Giorgia Farina; Simona Plessi; Elisabetta Menzani; Cristina Fumi; Elisabetta Sfarra; Ettore Baldini; Elena Castagnola. Orchestra diretta dal Maestro Massimo Brughieri. Coro diretto da Alberto Callegari | |
| Tecnico del suono Alberto Callegari Anno: 1999, Mellow Records - Durata: 47:56 |
I dischi che nascono dall'unione tra gruppo rock e orchestra vengono spesso tacciati di pretenziosità e pacchianeria, ma non è certo il caso di questo splendido lavoro realizzato da un artista di cui non si è mai parlato abbastanza. The art of dreams in a little bottle merita infatti la massima attenzione perché rifugge da quegli stereotipi di prog sinfonico orchestrale tronfio ed ultraspettacolare, mantenendo, invece, un romanticismo ed una delicatezza fuori dal comune.
Quell'eleganza e quella passione che Fabio Antonelli mostra anche con i Mindflower è qui accentuata dalla presenza di un'orchestra da camera con tre violini, un violoncello e un corno, e da un coro formato principalmente da voci femminili. La musica non è mai altisonante, ma sempre raffinata e suadente, spesso malinconica e riflessiva con quei tappeti sonori creati dagli archi e rifiniti egregiamente dalle chitarre di Antonelli e dalle tastiere del suo fido compagno d'avventure Fabrizio Defacqz. Le ritmiche sempre compassate e un'aggraziata voce solista femminile completano il quadro per un grande album da parte di un bravissimo compositore che non ha mai avuto le attenzioni che invece merita. Evitiamo di aspettare che la riscoperta di questo lavoro avvenga tra vent'anni ad opera dei giapponesi e riassaporiamo le splendide sensazioni contenute in questo gioiellino già adesso.Peppe
Marzo 2005
Nessun commento:
Posta un commento