"Musica che fa ridere. Musica che fa piangere. French TV è tutto ciò. French TV non è nulla di tutto ciò." Ecco la presentazione migliore, che si può leggere nelle note scritte dal giornalista Mac Beaulieu sul libretto del disco The case against art, per un gruppo che da quasi vent'anni si fa apprezzare sulle scene progressive per merito di una musica complessa di alta qualità che combina stili diversi attraverso una vena non indifferente di follia e che vede ormai come uomo simbolo il bassista Mike Sary. E' a Louisville, nel Kentucky, nel 1980, che possiamo far risalire la nascita dei French TV, quando il bassista Mike Sary e il batterista Stephen Roberts si conoscono ed iniziano a condividere l'amore per il rock progressivo e la fusion.
Ben presto ai due si aggiunge il sassofonista Jeff Jones, amico di Roberts, con il quale aveva suonato nei Myopia, gruppo abituato a lunghe jam-session basate sullo space-rock di Pink Floyd, Gong e Hawkwind. Il trio così formato prende il nome di Festung America ed è soprattutto Jeff a prendere in mano le redini della situazione, scrivendo la maggior parte dei brani. Iniziano i primi concerti locali, soprattutto in piccoli club, nei quali i musicisti si lanciano in cover (21st Century schizoid man è uno dei loro cavalli di battaglia), ma anche in brani propri, tra i quali spicca la lunga Spill, una composizione strumentale che prende spunto dai Soft Machine (una versione molto differente sarà presente sul disco di debutto). Eppure le prime divergenze artistiche sorgono subito: Mike e Stephen vogliono ulteriormente aumentare la componente avanguardistica della loro musica, spingendosi anche oltre brani come Spill. Jeff non è d'accordo e decide così di lasciare il gruppo, andando ad impegnarsi in studi di elettronica e trasferendosi successivamente a Boston. Abbandonata la sigla Festung America, Mike e Stephen decidono di formare un nuovo gruppo chiamato French TV. Iniziano perciò una serie di audizioni alla ricerca di un chitarrista o di un tastierista, ma i risultati inizialmente sono tutt'altro che soddisfacenti. Tra i vari contatti, si segnala quello con il chitarrista Beau Castner, che aveva suonato con Mike in una cover band chiamata The Bridge. Beau non ha intenzione di entrare nel gruppo, ma suggerisce ai musicisti di provare suo fratello Fenner, anch'egli reduce dai The Bridge alla batteria. Fenner ottiene subito il consenso di Mike, che lo ricorda già bravo quand'era quattordicenne ed ora, con tre anni ulteriori di esperienza, sembra proprio il drummer che fa al caso suo, almeno come aiuto nelle prove in attesa di trovare un tastierista. Intanto Stephen compra una tastiera Roland da usare come mezzo di composizione, mentre proseguono le ricerche per trovare un musicista abile con i tasti d'avorio. Ma, curiosamente, le cose vanno in direzione diversa: su consiglio di Fenner si prova a suonare con un chitarrista che quest'ultimo conosce dai tempi della high school, Artie Bratton. Ci si comincia a rendere conto che per l'amalgama migliore Stephen può spostarsi alle tastiere, Fenner mantenere il ruolo stabile di batterista e con l'entrata di Artie nel gruppo si può dire segnata la nascita ufficiale dei French TV. In questo periodo nel gruppo confluiscono soprattutto le idee di Stephen, che orienteranno in maniera abbastanza netta il disco del debutto.A furia di suonare dal vivo, i French TV iniziano a ragionare sull'idea della pubblicazione di un live. Viene così organizzato un concerto alla Kentucky School, dove l'amico Michael Medley può provvedere ad una buona registrazione. Nonostante l'esibizione fosse gratuita, non c'è molta gente e ciò, pur non facendo venir meno la pubblicazione del disco dal vivo intitolato Live Yoo-Hoo (titolo ispirato da un film con Stanlio e Ollio), fa decidere ai musicisti di non esibirsi più a Louisville. Mentre proseguono le registrazioni per il nuovo album in studio, Bob decide di sistemarsi a Nashville, così il suo contributo non è presente in tutto il lavoro. Un lieto evento interrompe però le sessions, visto che i French TV sono invitati a partecipare al festival Progday del 1997 che si tiene a Raileigh in North Carolina. Per coprire il ruolo scoperto di drummer, viene invitato il batterista dei Volarè (anch'essi presenti allo show) Brian Donohoe che accetta di buon grado e, cogliendo al volo l'occasione, anche il tastierista Patrick Strawser si unisce al gruppo per lo show. Nonostante alcune difficoltà incontrate sia nel viaggio che nelle prove, la line-up così formata (Sary-Robinson-Zigoris-Donohoe-Strawser) si riesce ad esibire in un concerto molto apprezzato dai presenti. La collaborazione con Brian, tra l'altro, si protrae sia per un minitour di tre date, sia per la sua presenza in un paio di brani del nuovo album ormai quasi pronto. Tuttavia, la frammentazione del gruppo si mantiene una costante visto che John partecipa a numerosi altri progetti, che Dean si assenta molto spesso e che tuttavia il ruolo di batterista ufficiale è ancora vacante. Nonostante le numerose difficoltà, nonostante John lasci il gruppo dopo aver trovato un buon lavoro, e seppur a sprazzi, le registrazioni per il sesto album proseguono con Mike e Dean fortemente intenzionati a portarle a termine. A dar manforte ai due, giunge l'apporto di due nuovi musicisti: il tastierista Beau Wetherby e la violinista Cathy Moeller. Nel giugno del 1999 il gruppo è poi impegnato in un tour nell'Ovest, suonando a Denver, San Diego, Los Angeles, San Francisco e St. Louis, occasioni in cui i French TV si presentano col nuovo tastierista/fiatista Warren Dale, il cui gruppo Trap apre alcune delle date del tour. Si giunge così, finalmente, alla pubblicazione del sesto album The violence of amateurs, intrigante e bellissimo, che avviene nel mese di dicembre dello stesso anno. Dopo l'uscita di questo lavoro, inizia un altro di quei lunghi periodi di assestamento, con i musicisti che vanno e vengono, che sono impegnati in altri progetti o in altri lavori e che sono un po' dispersi in varie città. Col passare del tempo, Mike inizia a programmare il settimo album, al quale sembra sicura la partecipazione di Dean e di Warren. Ma il frenetico bassista ha in mente anche la rimasterizzazione del primo album, cosa che avviene all'inizio del 2001. Nel mese di aprile riceve poi la comunicazione che Dean non ha intenzione di continuare le registrazione e si rivolge a Chris Smith dei Trap, il quale gli dà una mano suonando le rimanenti parti di chitarra, ma anche il violino, la viola e il banjo. Nell'estate si forma anche la nuova line-up della versione live dei French TV: oltre a Sary, troviamo Chris Vincent e John Robinson in due apprezzati show a Louisville e in un opening-act ad un concerto degli svedesi Flower Kings a Cincinnati. Nel gennaio del 2002 viene pubblicato The case against the art, altro bellissimo lavoro che vede coinvolti Sary, Dale e Vincent, ma con un nutrito numero di ospiti in cui troviamo i nomi di Chris Smith (chitarra), Zigoris, Acker, Moeller, Cliff Fortney (flauto e voce), Shawn Persinger (chitarra), Kirk Davis (percussioni), Karen Hyer (soprano), Steven Dale (tromba) e Pam Thompson (tuba). In seguito, un nuovo batterista si unisce al gruppo; si tratta di Jeff Gard, che insieme agli altri musicisti sta già lavorando alacremente all'ottavo lavoro di questa incredibile band, la cui uscita è prevista per la fine del 2003.
DISCOGRAFIA
FRENCH TV(1984)
Il
disco d'esordio della band americana si contraddistingue soprattutto
per un vivace jazz-rock strumentale, non esasperato e guidato dalle
tastiere, ma in cui la chitarra si ritaglia un discreto spazio. La
briosa "Happy armies fight in their sleep" mette subito in evidenza
simili caratteristiche, che si ripetono nei continui stacchi ed intrecci
di "Under heaven there is great disorder", nella quale, inoltre, si
aggiungono fughe di sax ed un basso che detta legge. Le delicate melodie
della più tranquilla "The artist's house" sono, invece, un po'
l'eccezione alla regola in quest'album e la dimostrazione di ciò è data
subito da "Spill", forse il brano simbolo dei primi French TV, nei cui
dieci minuti e mezzo si combinano jazz-rock, accenni fusion e quegli
elementi di RIO e di scuola canterburiana che verranno maggiormente alla
luce negli album successivi. L'inizio articolato e quasi improvvisato,
il crescendo strumentale che ci fa entrare nel vivo della composizione, i
ritmi agili, le tastiere che si lanciano in tutte le direzioni e la
chitarra che esegue incessantemente un riff micidiale, prima di passare a
momenti solistici e ad apprezzabili intrecci con i tasti d'avorio,
rendono "Spill" la punta di diamante di questo lavoro. Con "Dream peace"
si ritorna ad un jazz-rock più ordinario (se di ordinarietà si può
parlare riguardo i French TV…), mentre "No charge" è un'improvvisazione
in cui, se si avverte lo spirito libero, ci sono anche temi decisamente
indovinati. Simili peculiarità sono accentuate nella più complessa e
ricca di dissonanze "Earth, I wait", dove c'è maggiormente la voglia di
sperimentazione e dove si può ascoltare anche il suono di un
violoncello. Finale affidato a "The visit", ancora vicina al lato
sperimentale della band. L'omonimo debutto dei French TV è quindi
composto da una serie di brani strumentali non troppo lunghi (eccetto
"Spill") ben costruiti, seppur un po' acerbi, che rappresentano
un'interessante base di partenza per una carriera che sarà di assoluto
spessore.
AFTER A LENGTHY SILENCE (1987)
E'
impressionante il salto di qualità che i French TV riescono a fare col
secondo album: in "After a lengthy silence" troviamo infatti musicisti
pronti a stupirci con una miscela unica di jazz-rock, progressive,
sperimentazione e follia davvero fuori dal comune. Comincia così a
venire a galla una personalità ben definita, che sarà ulteriormente
sviluppata negli anni a seguire. I due brevi brani iniziali, "One of the
Jones boys" e "You fool! You broke the yolks!", mostrano il lato più
jazzistico dei French TV con un andamento abbastanza tirato ed
interessanti combinazioni strumentali dalle quali emerge l'abilità di
Clancy Dixon al sax. Con i due pezzi successivi, "Friendly enzymes" e "…
and the dead dog leaped up and flew around the room" (che superano i
sei minuti), iniziamo ad ascoltare qualcosa di più ampio respiro in cui,
sulla variegata attività ritmica e mantenendo certi riferimenti fusion,
si dipanano costruzioni musicali di ottimo spessore che evolvono in
ottimi assolo di chitarra, sax o tastiere. E' poi il turno dei brani più
dilatati, "Go like this" (tredici minuti) e "Vacilando" (nove minuti e
mezzo), che, pur evidenziando spunti non distanti da un prog sinfonico,
vanno ad inoltrarsi lungo sentieri labirintici caratterizzati da
ispirate intelaiature strumentali dalle quali affiorano una serie di
stuzzicanti momenti solistici con la chitarra spesso protagonista, ma
anche con tastiere, sax, clarinetto e flauto pronti a mettersi bene in
mostra. I continui cambi di tempo fanno il resto, favorendo
l'imprevedibile andamento delle composizioni e l'alternarsi di
differenti stati d'animo. Sul cd troviamo poi una cover di "A tab in the
ocean" dei Nektar, riuscito esperimento dei French TV di cimentarsi in
qualcosa che non è proprio il loro pane quotidiano. Bellissimo album
quindi, che lancia prepotentemente il gruppo tra le speranze del prog
contemporaneo.
VIRTUE IN FUTILITY(1994)
Dopo
il convincente secondo album, Mike Sary sembra acquisire consapevolezza
dei propri mezzi e si presenta all'appuntamento col terzo lavoro con
una band sicura, decisa e pronta a stupire più che mai. Il brano di
apertura, "Hey! Real executives jump from the 50th floor!" viaggia su
binari che oserei definire crimsoniani, con l'estrosa chitarra di Dean
Zigoris che si mostra energica, agile e schizoide, tra variazioni
ritmiche ed intrecci di grande qualità (bellissimo, poi, l'intermezzo
melodico di piano e tastiere). Inizio allegro e quasi classicheggiante
per "Clanghonktweet", con le note del violino e del piano ad introdurre
una composizione che ha dei legami col rock sinfonico (i continui
crescendo e i cambi d'atmosfera), ma che viene proposta con la solita
imprevedibilità dei French TV e con le ormai consuete stravaganze di
basso e batteria. "The family that oonts together, groonts together"
riporta la band su quei sentieri già battuti contraddistinti da un agile
jazz-rock, nel quale sono soprattutto fiati (sax, clarinetto e tromba) e
tastiere a mettersi in evidenza, mentre "I'm whining for that funky
baby of mine" è il brano più sperimentale e sembra una jam alla quale
partecipano chitarra, sax e sezione ritmica. La tromba notturna di
"Empaté" riporta il lavoro vicino a sonorità jazz, ma anche questo pezzo
non manca di stupire quando, a partire dal terzo minuto, vira verso un
sound particolarmente vivace e ricco di interscambi strumentali. Con
"Friends in high places" Sary comincia a lanciare invettive contro una
certa politica statunitense (vendita di armi, contatti con i contras
dell'America Latina), ulteriormente rimarcate nel j'accuse presente
nelle note del booklet dove vengono fatti un po' di conti sulle spese
militari particolarmente ingenti tra il 1984 ed il 1987 durante la
presidenza di Reagan. Musicalmente il brano è costruito attraverso ritmi
elettronici e nastri con voci registrate da discorsi radiofonici ed è
l'unico episodio di quest'album che non convince appieno, nonostante una
suggestiva atmosfera inquietante. La conclusione è affidata agli oltre
12 minuti di "Slowly I turn… step by step… inch by inch…", in cui
possiamo ascoltare una splendida combinazione di svariati generi che si
fondono e si amalgamano alla perfezione tra improvvisazioni, pathos
strumentale, variazioni stilistiche e di tempo. Un altro grande disco
per quella che può ormai essere tranquillamente considerata una
bellissima realtà.
INTESTINAL FORTITUDE(1995)
L'opener
"Um tut sut" mostra una verve zappiana che non era mai venuta a galla
così prepotentemente nei precedenti lavori: velocità, allegria,
divertimento, repentini cambi di tempo sono le caratteristiche dei nove
minuti di questa composizione. Segue "No raven tonight" (risalente,
secondo Sary, al 1890!!!), altro brano di nove minuti, cantato e
caratterizzato da un jazz-rock sperimentale e a tratti altisonante, in
cui, tra le consuete ricche combinazioni strumentali, si possono
apprezzare anche eleganti interventi di violino e flauto. La lunga
"Perseids" (oltre 14 minuti) parte con un andamento ipnotico, quasi
psichedelico, che pian piano guida verso scambi strumentali raffinati
attraverso i quali possiamo ascoltare l'alternanza e la combinazione di
episodi elettrici ed acustici. Non convince del tutto, invece, il
momento cantato che precede il bel finale in crescendo con la chitarra
protagonista. Inizio con chitarra floydiana per "Black day, white
light", ma dopo quasi due minuti partono dei ritmi ossessivi, un suono
decisamente più aggressivo e degli intrecci altisonanti tra i vari
strumenti, senza però disdegnare improvvise aperture ariose di tastiere e
violino. "The souls of the damned live in failed works" è un altro
brano che parte in sordina, ma che poi si evolve andando in mille
direzioni con un jazz-rock fantasioso guidato ora dai fiati, ora dalle
tastiere, ma anche con spunti più vicini all'avanguardia o puramente
ironici e vicini a marcette da fanfara. A chiudere il disco, troviamo
una riuscitissima cover della celebre "Pioneers over 'c'" dei Van der
Graaf Generator (presente anche sul doppio cd tributo al gruppo di
Hammill edito dalla Mellow). Con "Intestinal fortitude", quindi, i
French TV cominciano a spingere maggiormente il tasto dell'avanguardia e
della sperimentazione, con risultati positivi, nonostante qualche
piccola flessione (forse il tentativo di rendere, se possibile, più
orecchiabili alcuni passaggi ha snaturato un po' le caratteristiche
della band) rispetto ai due lavori precedenti.
LIVE - YOO-HOO (1997)
Questo
bel disco dal vivo ci offre una versione in quartetto dei French TV con
Mike Sary al basso, John Robinson alle tastiere, Bob Douglas alla
batteria e Dean Zigoris alle chitarre. I musicisti si mostrano affiatati
e ci regalano quasi 70 minuti di delizia e follia, con alcune delle
pagine sonore più interessanti mai realizzate dai French TV. Nove brani
arrangiati e suonati alla grande fanno intravedere i vari volti della
band attraverso la superba miscela esplosiva che coniuga jazz-rock,
avanguardia, rimandi canterburiani, verve zappiana e tanta fantasia. Si
segnala che è presente un interessante inedito e che le nuove "vesti"
con cui vengono eseguite le composizioni tratte da un po' tutti gli
album del gruppo sono convincenti ed intriganti. Interamente
strumentale, "Yoo-hoo" fa capire che siamo di fronte ad una formazione
in grado di incantare non solo con i dischi in studio, ma anche
attraverso delle frizzanti esibizioni concertistiche.
THE VIOLENCE OF AMATEURS(1999)
Il
sesto album dei French TV è forse la perla più scintillante della
discografia del gruppo. Sary e compagni, per l'occasione, riescono a
creare un insieme sonoro particolarmente ricco ed effervescente. Il
jazz-rock di base mai come stavolta si combina con soluzioni
canterburiane, accentuando notevolmente, inoltre, la ricerca
avanguardistica e i contatti con il Rock In Opposition. Il sound è
ricercato come sempre e alla classica base formata da chitarra (grande
prova di Zigoris), tastiere e sezione ritmica, si alternano sax, flauto,
violino, ma anche banjo, clarinetto e percussioni varie. Il funambolico
"pastiche" introduttivo "The kokomino stomp", il dinamico, folle e
coinvolgente jazz-rock di "The secret life of Walter Riddle" (introdotto
da una simpatica marcetta e contenente anche frangenti che ricordano il
tema di "Mission impossible"), la superba "The Odessa steps sequenze"
con i suoi accenni sinfonici, uno sviluppo imprevedibile e spettacolare
attraverso magici interscambi chitarra-tastiere, un affascinante assolo
di flauto ed una sezione ritmica pronta a tutto (degno di nota il
drumming di Brian Donohoe), le intriganti e curiose melodie, il
trascinante crescendo e lo spirito canterburiano di "Mail order quarks",
l'allegria contagiosa e la vivacità strumentale ricca di cambi di tempo
di "Tiger tea" dimostrano al meglio le grandi capacità, la fantasia e
l'intelligenza (se non proprio la genialità) dei French TV. E in
conclusione, una sorpresa che farà impazzire gli amanti del R.I.O.: la
cover lunghissima (quasi 22 minuti) di "Joosan lost/The fate" dei
capiscuola svedesi Samla Mammas Manna. Un bellissimo album che conferma
più che mai il ruolo importantissimo che i French TV rivestono nel
progressive dei nineties.
THE CASE AGAINST ART (2001)
Questo
cd è aperto da "That thing on the wall", uno dei brani dei French TV
che maggiormente presenta legami con certo Canterbury sound orientato
verso il jazz e che ha una splendida struttura fatta di cambi di tempo e
di umore sviluppati in maniera ineccepibile. Encomiabile, in
particolare, l'alternanza tra i passaggi frenetici e quelli maggiormente
riflessivi contrassegnati dal sapiente uso del violino su tastiere
d'atmosfera. La successiva "Viable tissue matter" (quasi dodici minuti
di grandissima musica; uno dei migliori pezzi mai realizzati da Sary
& co.), nelle sue soffici ed atmosferiche melodie dettate da flauto,
violino e tastiere mi ricorda inizialmente i grandi Happy the Man.
Nella parte centrale, poi, il brano si dirige verso soluzioni più vicine
a certo jazz d'avanguardia eppure orecchiabilissimo, in cui si affaccia
un sax leggermente dissonante, gli strumenti si combinano
magnificamente, Zigoris si lancia in un guitar solo fulminante e le
ritmiche si fanno veloci e particolarmente bizzarre; il tutto prima
della conclusione con la quale possiamo riassaporare lo splendido e
delicato tema iniziale. "Partly the state" inizia in maniera soffusa, le
note di violino, flauto e chitarra sembrano lontane, ma pian piano
l'intensità aumenta ed un riff di basso ci introduce in una composizione
abbastanza sfrenata, in cui si possono ravvisare complessi impasti
strumentali quasi à la Echolyn, con melodie vocali tipicamente americane
(è l'unico brano cantato del disco). "One humiliating incident after
another" inizia tra tentazioni classicheggianti ed approcci jazzistici e
prosegue poi con l'ormai abituale miscela esplosiva in cui gli
strumenti si rincorrono e le note si incastrano freneticamente l'una
nell'altra in una folle (non credo siano in molti ad aver combinato jazz
e country!) contaminazione di stili differenti. Ritmi stravaganti, una
chitarra schizoide e gli innesti di violino, tuba e fiati caratterizzano
invece l'inizio della conclusiva "Under the big 'W'", lunga
composizione (oltre quattordici minuti) che nel suo svolgimento offre di
tutto: musica da circo, veementi spunti canterburiani, frangenti
rilassati, bandismo zappiano, spigolature vicine al R.I.O. si alternano e
si combinano fino a creare un'unione perfetta e dalla timbrica
ricchissima. Probabilmente "The case against the art" non riesce a
raggiungere i massimi vertici toccati con l'album precedente, ma li
sfiora davvero di pochissimo.
Peppe
Agosto 2003
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