Greenwall - The green side of the Moon

Bisogna avere coraggio e idee molto chiare per puntare sul rifacimento di uno dei dischi più noti e venduti della storia del rock. I rischi sono molteplici. Si potrebbe semplicemente non essere all'altezza. Si potrebbe mostrare scarsa personalità andando poco oltre una riproposizione pedissequa. Si potrebbe non emergere nei confronti con chi si è già cimentato in un'operazione simile. Si potrebbe far pensare che più che coraggio si sia trattato di incoscienza. Tra chi è riuscito a dare una nuova veste convincente a "The dark side of the Moon" negli ultimi anni segnaliamo con piacere i Greenwall di Andrea Pavoni.

Datato 2017, "The green side of the Moon" vede Pavoni e compagni confrontarsi con il celebre album dei Pink Floyd ed il risultato finale riserva non poche sorprese. Innanzitutto, bisogna dire che è stato concepito in origine come un progetto multimediale, che include non solo la musica, ma anche la danza e la settima arte. Il riarrangiamento del disco floydiano ed una nuova registrazione della suite "Il petalo del fiore", infatti, sono stati pensati come nuova opera unica da proporre dal vivo insieme a dei ballerini. Partendo da queste idee è nato l'album di cui vi stiamo parlando.
 
Ma concentriamoci su "The dark side of the Moon" in versione Greenwall. C'è qualche leggera variazione di scaletta e subito sorprende l'inizio acustico di "Breathe" con pianoforte e chitarra in evidenza. Poi la voce suadente di Michela Botti riprende la classica melodia e si va avanti con grande raffinatezza e con belle parti di organo. Si capisce subito che Pavoni ha pensato bene di spogliare il disco dei tanti orprelli che lo caratterizzavano (e che erano a loro modo un'arma che ne ha decretato il successo). Se all'inizio gli orologi e le sveglie di "Time" ci riportano a qualcosa di molto familiare, ecco che lo sviluppo del brano è molto particolare, essendo carico di un sinfonismo tutt'altro che pomposo, che all'improvviso cambia completamente registro per lanciarsi verso un imprevedibile indirizzo jazzistico. E tra sintetizzatori che creano suoni strani, sax, violino, chitarre e la sempre rassicurante voce della Botti tutto funziona alla perfezione. "The great gig in the sky" recupera il battito del cuore di "Speak to me", accenna alle casse di "Money", riprende una parte cantata di "Time" e fa spiccare il delicato pianismo di Pavoni, gli interventi di Salvo Lazzara dei Germinale e l'esecuzione del sax impegnato nelle celebri melodie che nell'originale erano affidate all'ugola di Claire Torry. E' il turno di "Money"... si sentono schioccare dita, voci in scat ci fanno ascoltare il tema principale, poi parte il cantato e l'arrangiamento va nuovamente in maniera decisa verso il jazz, quasi da big band, considerando che Pavoni usa una sezione fiati campionata. Così, anche se l'assolo di chitarra ricalca in maniera abbastanza fedele quello di Gilmour, i Greenwall continuano a mantenersi ben distanti dalla "copia carbone". 
 
Rapido giro del vinile e siamo al cospetto di "Us and them", all'inizio irriconoscibile con una decisa sezione ritmica e con i riff di piano incalzanti. Poi, dopo un po', ecco che il tema principale emerge, sempre per merito del pianoforte, mentre gli effetti del moog colorano il tutto. L'arrangiamento resta stravagante, tendente ad un pop stralunato, complice anche l'ennesima interpretazone magistrale della vocalist. "Any colour you like" e soprattutto "On the run" sono due momenti più aperti nei quali i musicisti danno sfogo alla loro abilità, senza perdere di vista i punti di riferimento originali. Con "Brain damage" sembra di ascoltare i Pink Floyd più psichedelici, con ritmi lenti ed il costante tappeto d'organo e solo le melodie vocali ridanno familiarità rispetto alla versione originale. Estratti di trasmissioni televisive portano ad un curioso finale da orchestrina. Siamo alla conclusione ed "Eclipse" è più rabbiosa, ma non perde l'eleganza che è stato elemento ben in evidenza durante l'ascolto di questo rifacimento dei Greenwall.
Una rilettura davvero ben fatta, con le composizioni che, al contempo, trovano una loro essenzialità private dalla produzione che incideva molto su quelle del 1973 e mostrano nuova linfa per merito delle felici intuizioni in fase di arrangiamento e delle ottime esecuzioni. 
 
"The green side of the Moon", però, non finisce. Il disco di cui vi stiamo parlando, come già accennato, è stata l'occasione per Pavoni di rimettere mano anche a "Il petalo del fiore", che era l'esordio del progetto Greenwall. In questa nuova versione risalta ancora di più l'eleganza della musica, "correggendo" qualche ingenuità che caratterizzava la pubblicazione originale del 1999. Diventa ancora più forte l'indirizzo classicheggiante, che si sposa ad attmi di cantautorato mediterraneo impreziosito dalla sempre efficace voce di Michela Botti, ma non manca qualche improvvisa sferzata più aggressiva, con la chitarra elettrica ruvida che si erge a protagonista e che fa avvicinare il sound a certe soluzioni care alla PFM più infuocata.
 
Ci sono ancora due cover floydiane. Una è la strumentale "Mudmen" (presente solo sulla versione in vinile), che riporta ai fasti psichedelici della band britannica ed è un gradevole riadattamento anche grazie all'ottimo lavoro di chitarra di Claudio Ricci. L'altra è "Wish you were here", che non ha certo bisogno di presentazioni e che in questa occasione presenta un arrangiamento particolarissimo, che, senza tradire lo spirito dell'originale, va ben oltre la semplicità della classica ballad, grazie ad un'arguta costruzione in cui trovano spazio pianoforte, violino, sassofono e due guitar-solos. A suggellare questo lavoro arriva una "Prelude for Rick", dedicata a Rick Wright, breve, ma sentito, tassello, portato avanti con delicatezza da pianoforte, orchestra virutale e sax. 
 
Dicevamo sin dall'inizio che Pavoni sono stati convincenti in questa prova e lo ribadiamo ora in conclusione, specificando che sono riusciti a realizzare un bel prodotto, intrigante anche con il curato artwork e disponibile in cd e doppio vinile. 2017; Filibusta Records

Side A
Breathe (in the air) - Time (including Breathe - reprise -) - The great gig in the sky (including Time - reprise - , Speak to me) - Money
Side B
Us and them - Any colour you like - On the run - Brain damage - Eclipse

Bonus material - Il petalo del fiore
Side C
Provvisoria morte dell'anima (Rivelazioni e ricordi di idee) - Dentro l'acqua - Galleria e uscita - Respirare #1
Side D
Respirare #2 - Mudmen - Wish you were here - Prelude for Rick

Michela Botti: lead & backing vocals; Andrea Pavoni: pianos, keyboards, programming, drums, percussion, vocals, arrangements; Fabio Ciliberti: bass guitar, acoustic guitar; Alfredo De Donno: keyboards, organs, backing vocals; Riccardo Sandri: guitars, backing vocals.
with
Pierpaolo Cianca: acoustic guitar; Alessandro Tomei: saxophones; Pier Paolo Ferroni: drums; Rebecca Raimondi: violin; Claudio Ricci: guitars; Salvo Lazzara: soundscapes, guitars; Lorenzo Feliciati: bass guitar; Marco Orfei: flute; Luca Ciccotti: drums.

Peppe
maggio 2024

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