Dark Ages - A closer look

 Nessuna descrizione della foto disponibile.

Qual è il segreto dei Dark Ages, capaci di essere sempre convincenti impegnandosi in un genere come il prog-metal, dove è spesso facile inciampare? La realtà è che non c'è nessun segreto e che basterebbe evitare, come fanno loro, di cadere nei tranelli in cui finiscono per abboccare quasi tutte le band che osano addentrarsi in questi territori: la tecnica c'è, ma non sfocia mai in virtuosismi fini a sè stessi; quando puntano su brani o passaggi più melodici, non risultano mai troppo mielosi; i cambi di tempo e di atmosfera che abbondano sembrano sempre sviluppi naturali con dinamiche ben congeniate e non pezzi di puzzle incastrati con forza "perchè così bisogna fare". E potremmo continuare così con altri esempi simili.
Dopo l'opera rock Teumann che li ha tenuti impegnati per due album, i Dark Ages sfornano un altro lavoro degno di attenzione, intitolato A closer look e continuano, nonostante i cambi di formazione, a mostrare le qualità appena indicate. Certo, qualche debito di riconoscenza nei confronti dei classici Dream Theater e Queensryche si avverte sempre, ma ci sembra il minimo...Dall'inizio potentissimo della title-track e di Till the last man stands, che esaltano la componente di metal tecnico, con tante variazioni, si passa ad un brano come Yours che parte con delicatezza per poi prorompere aggressivamente verso intarsi sonori intricati che mostrano la padronanza degli strumenti da parte dei musicisti, una grande forza di coesione, ma anche quel gusto e quel dono della sintesi che fanno guadagnare ulteriori punti. A seguire, At the edge of darkness, traccia più lunga del cd con i suoi dieci minuti e mezzo, è quella che nel complesso risulta la più dreamtheateriana, ma che presenta anche una parte centrale carica di magia con raffinati arpeggi di chitarra, tastiere d'atmosfera e morbide melodie. Spazio poi alla ballad Against the tides, arricchita dal sax, all'allegro hard rock di The anthem e alla conclusiva Fading through the sky che ripresenta tutte le caratteristiche del prog-metal, aggiungendoci venature dark e malinconiche.
La chitarra di Simone Calciolari è spesso la protagonista principale con cavalcate ruggenti e solos epici, ma risultano assolutamente fondamentali quelle che sono ben più che rifiniture progressive e classicheggianti della tastierista Angela Busato, che si integra alla perfezione con il suo keyboards-playing e con parti pianistiche che favoriscono duelli e duetti energici e ricchi di qualità. Aggiungiamoci gli equilibri ritmici della coppia Gaetano Celotti e Carlo Busato, rispettivamente al basso e alla batteria, ed un cantante, Roberto Roverselli, che sfoggia una prova più che discreta mostrando di essersi inserito subito bene, e gli ingredienti grazie ai quali è stato sfornato un altro lavoro meritevole ci sono tutti.
Ancora note positive, quindi, da parte dei Dark Ages, che siamo lieti di continuare a seguire.

(2017, Andromeda Relix)
 
Peppe
novembre 2019

Nessun commento:

Posta un commento