![]() Brani: 1-Volatus (0:53); 2-L'angelo Rinchiuso (5:03); 3-Dentro Il Sogno (5:55); 4-La Fiamma (1:24); 5-Io Viaggio nel Tempo (3:59); 6-Riflessi Argentati (1:17); 7-Storie (3:34); 8-Volatus (Reprise) (0:27); 9-Passato e Futuro (4:35); 10-Riflessi Argentati (Reprise) (1:28);
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Unica cosa che non mi è piaciuta di questo disco, giusto per chiarici subito, è il forzato riferimento, che in promozione è stato fatto a Felona e Sorona.
Infatti, per un po', si è fatto intendere che anche (dopo il disco della Maschera di Cera) Aldo stesse lavorando su qualcosa che riguardasse il capolavoro delle Orme, cosa che si risolve in un cameo nel testo di Dentro il sogno dove si citano i famosi due pianeti.
In realtà il disco di Aldo, a livello di testi, è molto personale e l'angelo rinchiuso è la metafora di quella purezza e di quell'equilibrio che ultimamente Aldo cerca di descrivere sopratutto negli ultimi dischi con le Orme (la trilogia: Il fiume, Elementi, L'infinito).
In questo disco sembra ribadire la volontà di voler, sulle basi dell'esperienza passata (e che esperienza!), guardare al futuro senza indugi e limiti. Insomma, un uomo appagato da quanto fatto, ma con tanta voglia ancora di fare.
Musicalmente, e qui la citazione alla trilogia di cui si è fatto riferimento prima, ci sta tutta. Il disco si lega con eleganza a quanto già fatto con le Orme: è una suite molto melodica e lineare nella successione dei vari momenti, che non stanca mai. Non ci sono momenti aspri, ma non è mai autoreferenziale ed è con sorpresa vedere quanto ancora si ha voglia di comporre. Se ci fosse una gara tra le Orme e Aldo, con questo disco, a mio avviso, si capisce chi è il vincitore.
E' inutile che stia qui a descrivere il lavoro, se vi è piaciuto la già mensionata trilogia, dovete comprare questo disco, non ne rimarrete delusi.
Anzi, alcune debolezza che avevamo notato ne L'infinito, qui sono completamente superate, e l'assenza del sitar da un sound più rock a tutta l'opera (sebbene io apprezzi gli innesti dello strumento idiano nella musica delle Orme).
Se, invece non conoscete gli ultimi atti de le Orme con Aldo, aspettatevi una serie di canzoni molto melodiche saldamente legate tra loro, con un synth che non è mai invadente ma sempre presente, innesti di chitarra a ribadire la frase melodica e la voce di Aldo a sottolineare il pathos creato.
Insomma un disco che ridefinisce il classico progressive all'italiana, senza stravolgere ma imponendosi con grazia ed eleganza. Fare un album del genere dopo più di 40 anni di carriera non è affatto cosa scontata. Tanto di cappello Aldo!
Montag
febbraio 2014

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