| Brani: | |
| 1-Paradox; 2-Stravinsky; 3-Future; 4-Don Juan; 5-Bliker 3; 6-Etude indienne; 7-Miles away; 8-Transparansi. | |
| Formazione: | |
| Agam Hamzah: guitar; Adi Darmawan: bass guitar, piano intro on 5; Gusti Hendy: drums. | |
| Produced by Ligro 2012, Moonjune Records - durata totale: 73:29 |
La Moonjune Records ci ha preso gusto e continua a farci scoprire nuove delizie esotiche dall'Indonesia. Dopo averci fatto assaggiare i Simak Dialog e i progetti di quel formidabile chitarrista che è Tohpati, stavolta tocca ai Ligro,
un power-trio ultracarico di energia, che a tratti bombarda a tutta
forza con un jazz-rock muscoloso e pieno di inventiva. La formazione è
composta da un altro prodigio chitarristico, Agam Hamzah, dal bassista Adi Darmawan e dal batterista Gusti Hendy.
In Dictionary 2
i Ligro presentano otto composizioni e ben 73 minuti di musica
incendiaria, con la sei corde che viaggia in lungo in largo,
raccogliendo l'eredità di maestri del calibro di John McLaughlin, Allan Holdsworth, Jeff Beck, Robert Fripp e Terje Rypdal
per poi indirizzarla con grande abilità e personalità verso sentieri
imprevedibli, a volte con note a raffica sparate in distorsione, altre
volte, invece, con maggiore ricercatezza ed eleganza.
Eppure vengono a galla anche influenze classiche: Stravinsky è infatti aperta dalla chitarra di Hamzah che rielabora un tema del compositore russo, che poi deflagra spingendosi in labirinti jazzistici su ritmi sostenuti, mentre Bliker 3 inizia con un introduzione pianistica, per poi puntare su soluzioni bizzarre, tra atmosfera, noise e distorsioni, prima del finale in cui si vola nuovamente.
Non mancano spinte psichedeliche con spezie d'oriente, che si trasformano in cavalcate rockeggianti e sontuose (Etude indienne), distubri crimsoniani (Transparansi), passaggi di blues-rock abrasivo qua e là ed omaggi al jazz elettrico di Miles Davis in svariati frangenti.
Quando tecnica e cuore viaggiano di pari passo si ottengono ottimi risultati e Dictionary 2 è uno di questi casi.
Eppure vengono a galla anche influenze classiche: Stravinsky è infatti aperta dalla chitarra di Hamzah che rielabora un tema del compositore russo, che poi deflagra spingendosi in labirinti jazzistici su ritmi sostenuti, mentre Bliker 3 inizia con un introduzione pianistica, per poi puntare su soluzioni bizzarre, tra atmosfera, noise e distorsioni, prima del finale in cui si vola nuovamente.
Non mancano spinte psichedeliche con spezie d'oriente, che si trasformano in cavalcate rockeggianti e sontuose (Etude indienne), distubri crimsoniani (Transparansi), passaggi di blues-rock abrasivo qua e là ed omaggi al jazz elettrico di Miles Davis in svariati frangenti.
Quando tecnica e cuore viaggiano di pari passo si ottengono ottimi risultati e Dictionary 2 è uno di questi casi.
Peppe
aprile 2013
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