Brani:

1-Devon Ptu; 2-Senica star; 3-Odessa; 4-Lazarus cotext; 5-Addiction; 6-N.v.; 7-Metroshifter; 8-I; 9-Baratio

Formazione:

Michele Nicoli, Matteo Sorio, Marco Tuppo: piano, Farfisa, chitarra acustica, reverbs, soundscapes, percussioni, chitarra elettrica, basso, drum loops, programmi, synth, batteria.

Inoltre Antonella Bertini: voce; Giulio Deboni: batteria, Francesco Tomé: soundscapes.

2009, Lizard - Durata totale: 58:34

I viaggi musicali dei corrieri cosmici tedeschi degli anni ’70 hanno fatto scuola e ancora oggi in diversi ambiti (dall’elettronica al post-rock, fino al progressive) ci sono gruppi che in qualche modo si rifanno a quelle celebri sperimentazioni. Il trio denominato Sciarada deve sicuramente molto a quella scena e non è un caso che tra i protagonisti di questa band troviamo Marco Tuppo, che negli ultimi anni si sta mettendo in luce proprio per lo spirito di ricerca che mostra sia con i Nema Niko che con altri progetti che lo vedono coinvolto. Nel 2008 si è unito a Michele Nicoli e Matteo Sorio in questo gruppo che aveva già pubblicato un EP tre anni prima, mentre il 2009 è l’anno di The addiction, nuovo cd lanciato dalla Lizard.

Fin dalle prime battute, con i quasi dieci minuti di Devon Ptu, siamo immersi in costruzioni elettroniche, eredi dei Tangerine Dream di Zeit e Atem (spesso presenti anche nel prosieguo del lavoro), con un flusso sonoro avvolgente ed ondivago che sembra cullare l’ascoltatore. A quanto pare è questo il proposito degli Sciarada: immergersi e immergere verso nuove dimensioni, con un che di onirico e irrazionale, spingendo verso orizzonti lontani. Tutto ciò può avvenire in maniera semplice, come gli arpeggi di chitarra acustica che guidano Senica star riportando alla mente certo space-rock moderno, un po’ à la Porcupine Tree (quelli di The sky moves sideways, per intenderci), o con scelte più ardite, che mescolano noise e classica moderna, come in Odessa e nell’inizio di Addiction, in cui il pianoforte si ritaglia uno spazio importante creando melodie magnetiche e drammatiche. E poi ancora ambient a tutto spiano, campionamenti, loops, soundscapes frippiani… Con un sound moderno e spesso algido, ma che proprio per questa sua caratteristica riesce a rapire ed estasiare. Da menzionare anche la traccia N.v., dove l’enfasi si sposta su una voce femminile che mette in pratica le lezioni del grande Demetrio Stratos, mentre sullo sfondo la musica ricorda i Pink Floyd di A saucerful of secrets, e la conclusiva Baratio, che sarebbe una perfetta colonna sonora di un film surreale.

Per quanto non possa certo essere considerato un facile ascolto, The addiction, album “diverso” e fuori dagli schemi, risulta incredibilmente suggestivo ed è riuscito in pieno; lodevole sia per il coraggio che per i contenuti.

 

Peppe

Febbraio 2009