| Brani: | |
1-Baltasaurus; 2-Flying trip; 3-Vietato generalizzare; 4-Mosoq runa; 5-The mirror; 6- La balata de s’isposa ‘e Mannorri | |
| Formazione: | |
Alberto De Grandis: drums, percussion, vocals (on 5); Alberto Bonomi: Hammond A-100 organ with Leslie 760, Fender Rhodes electric piano, synth, Steinway acoustic piano, flute; Silvio Minella: electric guitars; Luca Baldassari: bass guitar.Zoltan Szabo: cello on 4 & 6; Maria Vicentini: violin, viola on 4 & 6; “Andhiria” vocals on 6 (Elena Nulchis, Cristina Lanzi, Egidiana Carta). | |
Produced by D.F.A. & Moonjune Records Moonjune Records, 2008 – Durata: 64:20 |
Risale al 1999 l’uscita di Duty Free Area, secondo disco in studio dei D.F.A. e vera e propria pietra miliare del prog degli anni ’90. Dopo di allora, sono stati pubblicati un live ed una ristampa in un’unica doppia confezione dei primi due dischi. Ci sono voluti ben nove anni per poter riascoltare nuove composizioni della band. Ma l’attesa è stata ben ripagata! Perché ripresentarsi dopo tutto questo tempo con un album che ha la qualità di 4th rappresenta qualcosa di assolutamente mostruoso.
I musicisti sono in formissima e sfornano una prova che definire maiuscola è fin troppo riduttivo. L’opener Baltasaurus ci fa immediatamente capire che la band non ha perso minimamente smalto e i brani che seguono sono solo una conferma che i D.F.A. sanno offrire un jazz-rock favoloso, personale, principalmente strumentale, le cui acrobazie virtuosistiche non rappresentano tecnicismi fini a sé stessi, ma semplicemente musica sublime ed un linguaggio prog coinvolgente e stimolante. Chitarre e tastiere (e di tanto in tanto anche il flauto) volano magicamente sugli incredibili funambolismi ritmici dettati da un De Grandis in stato di grazia che ha ulteriormente affinato il suo drumming. A concludere l’album una splendida sorpresa: La ballata de s’isposa ‘e Mannorri è un brano sardo, in cui la band si fa coadiuvare dalle affascinanti voci femminili delle Andhiria, per un risultato finale che, come ha ben suggerito l’amica Jessica Attene di Arlequins, può far venire in mente certe contaminazioni particolari portate avanti da anni dai Minimum Vital. Le composizioni sono tutte abbastanza lunghe (si va dai 6 minuti di La ballata de s’isposa ‘e Mannorri ai diciannove di Mosoq Runa), eppure sono sviluppate con una lucidità ed una linearità impressionanti e si può dire che non c’è una sola nota fuori posto in questo disco strepitoso, fantasioso, che rilancia nel migliore dei modi una delle band più meritevoli del panorama del progressive post seventies e dotata davvero di una classe superiore! Da ascoltare in continuazione per le meraviglie e le finezze in esso contenute, nella speranza di non dover attendere altri nove anni per una nuova perla.Peppe
settembre 2008
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