La lunghissima attesa è finalmente terminata e Peter Gabriel,
col suo nuovo album, ci trasporta in un universo di suoni ricchissimo e
spettacolare. La prima cosa che colpisce è, infatti, l'incredibile
massa sonora che caratterizza il lavoro e che conferma come
quest'artista sia sempre attento alla cura della produzione e alle
grandi possibilità che la moderna tecnologia riesce ad offrire. Tra
suoni campionati, ritmi elettronici, chitarre e tastiere che riproducono
effetti di ogni tipo, ospiti di varia estrazione per le parti vocali e
orchestrazioni sinfoniche, "Up" mostra ancora la voglia di sperimentazione e di mettersi in discussione tipica di Gabriel.
In 66 minuti le atmosfere si mantengono sempre cupe e malinconiche, un'ombrosità rispecchiata anche dai testi. E' obiettivamente arduo dare un giudizio preciso, perché sono talmente tanti gli spunti che si possono trarre che non è bastato un
mese di ascolti per farmi assimilare completamente l'album. Ogni nuovo ascolto rivela qualcosa che precedentemente era sfuggito e già questo, a mio avviso, è un elemento molto positivo.
In definitiva, si può tranquillamente affermare che Gabriel torna con un album davvero bello, che merita un posto di rilievo nella sua discografia. Sono, tuttavia, dell'opinione che non sia il caso di gridare al miracolo o di parlare di capolavoro (difficile fare qualcosa di realmente "nuovo" al giorno d'oggi), come molti hanno già fatto, ma la qualità del prodotto è indubbiamente elevatissima. Ricapitolando, l'incredibile moltitudine di suoni offertaci dal cantante, a volte avvolgenti, a volte martellanti, e la cupezza di fondo che riveste l'intera opera ci restituiscono un Gabriel coraggioso, che sa ancora incantare con la magia della sua voce e della sua musica.
In 66 minuti le atmosfere si mantengono sempre cupe e malinconiche, un'ombrosità rispecchiata anche dai testi. E' obiettivamente arduo dare un giudizio preciso, perché sono talmente tanti gli spunti che si possono trarre che non è bastato un
mese di ascolti per farmi assimilare completamente l'album. Ogni nuovo ascolto rivela qualcosa che precedentemente era sfuggito e già questo, a mio avviso, è un elemento molto positivo.
In definitiva, si può tranquillamente affermare che Gabriel torna con un album davvero bello, che merita un posto di rilievo nella sua discografia. Sono, tuttavia, dell'opinione che non sia il caso di gridare al miracolo o di parlare di capolavoro (difficile fare qualcosa di realmente "nuovo" al giorno d'oggi), come molti hanno già fatto, ma la qualità del prodotto è indubbiamente elevatissima. Ricapitolando, l'incredibile moltitudine di suoni offertaci dal cantante, a volte avvolgenti, a volte martellanti, e la cupezza di fondo che riveste l'intera opera ci restituiscono un Gabriel coraggioso, che sa ancora incantare con la magia della sua voce e della sua musica.
| Up |
|---|
| anno: 2002 |
| Cas. ed.: Virgin Records |
| durata: 69 min |
| voce: Peter Gabriel |
| batteria: Ged Linch, Manu Katche, Dominic Greensmith, Steve Gadd, Dave Power |
| percussioni: Mahute Dominique, Ged Linch, Richard Chappel, Daniel Lanois, Will White, Stephen Hague, Assane Thiam |
| basso: Tony Levin |
| chitarre: David Rhodes, Daniel Lanois, Peter Green, Richard Evans |
| programmazioni: Richard Chappell |
| track list: |
| 1. Darkness |
| 2. Growing Up |
| 3. Sky Blue |
| 4. No Way Out |
| 5. I Grieve |
| 6. The Barry Williams Show |
| 7. My Head Sounds Like That |
| 8. More Than This |
| 9. Signal To Noise |
| 10. The Drop |
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|---|
| Peppe |
|---|
| novembre 2002 |
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