Con lo stereo ci rinfreschiamo la memoria ed inseriamo il nastro di "In the Land of Grey and Pink", però non prestiamo troppo all’ascolto, data l’appassionata discussione su alta fedeltà, apparecchi valvolari, l’importanza dei cavi di segnale, di potenza e quant’altro... Ma il sottofondo musicale che ci accompagna non manca di prepararci al concerto di cui abbiamo poche notizie. Sappiamo che ci saranno Hastings e Coughlan, rispettivamente chitarrista e batterista “storici” della band, ed il locale garantirà sicuramente dei posti a sedere.
Giunti
a Roma, grazie alle mie “vecchie” conoscenze della città arriviamo
velocemente nella zona dei Mercati Generali, nei cui pressi si trova
l’Alpheus. Siamo con un’ora di anticipo, una decina di persone già sono
fuori in attesa mentre percepiamo dei suoni provenire dall’interno: sono
i Caravan che stanno ancora facendo il sound check; strano! Un leggero
ritardo e poi... si entra. Svanita
l’enfasi di accaparrarsi i migliori posti a sedere, mi guardo in giro e
mi rendo conto che il locale è piuttosto “adattato” al concerto. Dalla
fila dietro di me sento che Sinclair si è molto
incazzato perché hanno sbagliato a portargli le tastiere!!! Forse la
sistemazione logistica e l’acustica sarebbero state migliori al "Teatro
Don Bosco", dove era previsto originariamente il concerto. Ma tant’è,
pazienza!! Si spengono le luci ed i riflettori sono puntati sul palco
dove gli attempati musicisti si apprestano ai propri strumenti: Pye Hastings, voce principale e chitarra, Richard Coughlan, batteria, Dave Sinclair, tastiere, John Perry, basso e voce, Geoff Richardson, violino e voce, ed il giovane Dough Boyle alla chitarra solista.
Inizia il concerto, i suoni non sono molto buoni, l’impianto di amplificazione e l’acustica della sala non brillano certo in qualità; i primi tre brani, piuttosto leggeri (e che, tra l’altro, ascolto per la prima volta) si succedono senza particolare emozione, anche perché forse fanno parte del periodo meno felice della band. Ma non tutto è negativo, si toccano veramente bei momenti, emozionalmente coinvolgenti, con "For Richards", la travolgente "Nine feet underground", ed il bis finale di "Memory lain, Hugh". Mal riuscita la versione di "Oh Caroline" dei Matching Mole, che è meglio lasciare alla voce di Wyatt!!!
Questa la scaletta, sperando di non aver preso qualche abbaglio:
All The Way ("Blind Dog At St.Dunstan's")
A Very Smelly, Grubby Little Oik ("Blind Dog At St.Dunstan's")
Liar ("The Battle Of Hastings")
The Dog, The Dog, He's At It Again ("For Girls Who Grow Plump In The Night")
Nine Feet Underground ("In the Land of Grey and Pink")
Travelling Ways ("The Battle Of Hastings")
All Aboard ("Back To Front "; solo pochi secondi)
Where but for Caravan Would I ("Caravan")
Oh Caroline (dei Matching Mole, dal loro omonimo album)
The Dabsong Conshirtoe ("Cunning Stunts")
The Love In Your Eye ("Waterloo Lily")
Backwards - A Hunting We Shall Go ("For Girls Who Grow Plump In The Night")
Nightmare ("Better By Far")
Nowhere to Hide (inedito)
I Know Why You're Laughing ("The Battle Of Hastings")
For Richard ("If I Could Do It All Over Again, I'd Do It All Over You")
bis: Memory Lain, Hugh ("For Girls Who Grow Plump In The Night")
I musicisti, in generale, non hanno espresso alcuna particolare “verve”, anche se mi sono molto piaciuti gli interventi alla viola di Richardson, e Coughlan si è rivelato un costante e preciso riferimento dietro ai tamburi; fin troppo frizzante il giovane Boyle che, al di là di una tecnica chitarristica prodigiosa, a volte mal si conciliava con l’originario sound del gruppo. Decisamente in ombra, sia perché nascosto alla vista da Boyle sia perché aveva un volume basso, il tastierista Sinclair… e forse perché era veramente arrabbiato!!!
Confesso di non amare alla follia i Caravan, preferendo di gran lunga le forme più “progressiste” del Canterbury Sound, ma il concerto non ha entusiasmato neanche l’amico Giancarlo, che tra l’altro apprezza e conosce soltanto "If I Could...", "In the Land..." e "Waterloo Lily", sicuramente tra le cose da preferire dell’intera loro produzione.
I commenti, espressi sulla strada del ritorno verso casa, sono stati laconici, forse anche per la complicità della giornata lavorativa e della stanchezza accumulata ma, tutto sommato, siamo stati contenti di aver partecipato.
Maggio 2002