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Brani: |
| 1-Glowing lights; 2-Hanging Moon; 3-Bright star; 4-The hermit; 5-Caryr on; 6-Sometimes; 7-Prometheus. |
| Formazione: |
| All instruments: Chris Mussi. |
| 2015, autoproduzione - durata totale: 26:26 |
Cristiano Mussi è un musicista piemontese che può vantare diversi album al suo attivo, tra i quali spiccano Tilt (pubblicato dalla Musea) e Tocca la luna
(autoprodotto), lavori con i quali si è fatto conoscere dai più attenti
appassionati del mondo del prog grazie a sonorità raffinate e ad un
abilità chitarristica che lo ha visto impegnato anche in sentieri già
battuti da artisti di fama come Steve Hackett e Anthony Phillips.
Con il cd Gloom
del 2015 punta invece su qualcosa di diverso, innanzitutto facendo
tutto da solo, dalla composizione alla produzione, passando per
l'esecuzione suonando tutti gli strumenti, poi cercando un lavoro di
maggiore sintesi (tanto è vero che sia il disco che i brani che lo
compongono hanno una durata contenuta) e immediatezza, che riesce
comunque ad assestarsi su discreti valori qualitativi. Il primo brano Glowing lights,
interamente strumentale, segue un po' la scia dei dischi precedenti,
puntando su morbide melodie, con la chitarra a disegnare trame
affascinanti su ritmi compassati (magari l'unica cosa che non convince
troppo è il timbro delle tastiere). Si entra maggiormente nel vivo del
disco con Hanging Moon, che ne delinea le caratteristiche
orientandosi maggiormente sul pop-rock e sul cantautorato. Gli
arrangiamenti restano raffinati e si comincia ad avvertire un Mussi
molto più diretto, che si allontana dal progressive e cerca soluzioni
diverse, giocando più su un'atmosfera intimista e mantenendo umori un
po' uggiosi. Discorso simile si può fare per i brani successivi, che
mantengono un po' queste peculiarità, con ballads come The hermit, Carry on e Sometimes
che denotano un approccio verso un soft rock intrigante e con qualche
vago rimando agli anni '80. Solo con gli altri due brani strumentali Bright star e Prometheus si ritorna a toccare sentieri prog, con un bel romanticismo à la Camel.
Ogni tanto il musicista si lascia andare in solos intriganti di chitarra, senza mai eccedere in tecnicismi e senza prolungarsi troppo, puntando decisamente sul feeling.
Si
avverte un approccio più amatoriale e stilisticamente diverso rispetto
ai lavori precedenti, ma, come accennato, la qualità non manca. Chris si
conferma abile chitarrista e prova a percorrere nuovi sentieri
mostrando un certo eclettismo, puntando su toni cupi e mantenendo
comunque buoni standard; siamo curiosi di vedere quali saranno i suoi
prossimi passi.
Peppe
agosto 2015
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