Botta e risposta tra me e me qualche giorno prima del concerto:
"Caspita, Alan Parsons in concerto a Napoli. Non me lo perderò di certo!"
"Ahem, guarda che sostanzialmente è una cover band dell'Alan Parsons Project con lui che fa da 'presenza eccellente'"
"Si, ma tanto l'Alan Parsons Project negli anni d'oro non ha mai suonato dal vivo... non è che ci sia tanto da paragonare"
"Ok, ma quando poi ha cominciato ad esibirsi dopo lo split con Eric Woolfson c'erano nella line-up degli elementi storici, mentre ora non più"
"Hai ragione, ma alla fine mi interessa la sua musica, nonché l'avere di fronte a me un mito vivente della discografia"
E così è stato... sono andato al concerto senza pregiudizi, sapendo unicamente di avere la 'garanzia' una e trina di Parsons:
- la sua rinomata cura per il suono
- la sapienza con la quale ha sempre scelto i suoi collaboratori
- il repertorio, che sicuramente non passerà alla storia ma che resta un piacevole esempio di pop/rock talvolta dalle tinte progressive, suonato e arrangiato in maniera impeccabile e che presenta spesso delle felici intuizioni melodiche e strumentali.